martedì 12 maggio 2015

La “dinamizzazione”: una delle fasi cruciali nell’agricoltura Biodinamica

Come si utilizzano i preparati biodinamici da spruzzo? Quale metodo occorre eseguire per “attivare” il loro potenziale e metterlo a disposizione di suolo e piante? Continuate nella lettura, avrete modo di comprendere i fondamenti della “dinamizzazione”, un processo cardine dell’agricoltura Biodinamica.

Lascio immediatamente spazio alle parole di Filippo Ferrari, buona lettura.

I preparati da spruzzo 500 (corno letame) e 501 (corno silice) necessitano della dinamizzazione prima di essere distribuiti.
 
Questo atto può essere effettuato manualmente, con un braccio o con un bastone, oppure tramite un dinamizzatore generalmente realizzato in rame e di una grandezza variabile da 30 a 240 litri. In Italia si può trovare da Biomeccanica di Montanari a un costo non troppo elevato, se si considera di poterlo usare per tutta la vita. Nelle realtà produttive è molto importante averne uno o più perché, soprattutto nei primi anni di conversione, più si dinamizza e meglio è.

Diceva Rudolf  Steiner: ”…. È necessario portare a stretto contatto dell'acqua tutto il contenuto del corno, bisogna cioè mescolare in senso rotatorio la soluzione cominciando dalla periferia, in modo che al centro si crei un vortice il cui apice tocchi quasi il fondo, così tutto si mette in rotazione. Poi si cambia la direzione e si gira in senso inverso, in modo che il tutto giri e faccia un vortice in senso contrario al precedente. Facendolo per un'ora si ottiene una stretta compenetrazione”.

E’ fondamentale avere un'acqua più pura possibile, dove l'ossigeno e la luce possano penetrare per primi e consentire a tutte le altre “informazioni” di giungere ed esprimersi al meglio. Il secondo elemento cardine è il vortice, il suo punto più basso rappresenta la forza attrattiva del sole intorno a cui ruota tutto l'universo (A. Podolonsky). In quel ruotare ritmico e creativo si ritrova l'equilibrio evolutivo del mondo dove, nel momento di “caos” dato dall'improvvisa inversione della rotazione dell'acqua, il vecchio diventa nuovo e la vita si rinnova.

Nel caso in cui si dinamizzi il 500 (corno letame), avremo bisogno di acqua a circa 27/30°C per facilitare la riproduzione dei microrganismi presenti nel preparato. L’acqua deve essere scaldata con fuoco/gas e non con elettricità. Nel caso del 501 (corno silice), l'acqua può essere alla sua temperatura normale o ambiente (+15°C), l'importante in entrambi i casi è che non sia presente cloro. Perciò, se non si dispone di una sorgente o di un pozzo naturali, sarà necessario lasciare l'acqua in un recipiente da cui il cloro possa evaporare prima di procedere con la dinamizzazione.

Il 501 si dinamizza e si distribuisce al mattino quando la terra “espira”, mentre il 500 nel pomeriggio quando la terra “inspira”. Importante è seguire anche le fasi della luna per meglio interagire con le “forze” di cui abbiamo bisogno, quindi il 500 in luna discendente e il 501 in luna ascendente (ciclo siderale).

In queste operazioni è necessaria la presenza di umidità sia nell'aria che nel terreno, per questo alle nostre latitudini e in coltivazioni all'aperto (non in serra) si evitano i mesi più caldi dell'anno, ad eccezione di condizioni meteo particolari.

Molto importante è distribuire i preparati entro massimo un'ora dalla fine dell'atto di dinamizzazione, questo per sfruttare al meglio tutto quello che abbiamo richiamato durante i 60 minuti di azione. La distribuzione deve avvenire con una pompa a membrana e non a ricircolo, per evitare di sciupare il lavoro fatto dal dinamizzatore.

Il 500 deve cadere al suolo con grosse gocce, mentre il 501 deve essere nebulizzato nell'aria al di sopra delle piante coltivate. Generalmente si distribuiscono 30 litri di acqua per ettaro, dove sono disciolti da 88 a 300 g/ha di 500 e da 1 a 3 g/ha di 501. Le dosi sono molto basse perché si lavora a livello qualitativo e non quantitativo, non ci si deve impressionare, ma al contrario occorre apprendere un nuovo modo di operare rispetto ai dosaggi a cui siamo abituati.

 

FILIPPO FERRARI: classe 1979, nato e cresciuto alla Fattoria Le Sorgenti di Bagno a Ripoli (Firenze). Diploma di 1° Livello in Viticoltura ed Enologia nel 2003 presso la Facoltà di Agraria di Pisa. Nello stesso anno inizia a studiare e applicare il metodo biodinamico, approfondendo negli anni con corsi di formazione come studente presso Agri.Bio Piemonte e come studente/docente presso Apab Firenze. Membro C.d.a. Consorzio Vino Chianti come rappresentante dei produttori, dal 2004 al 2010. Attualmente membro del consiglio della Sezione Toscana dell’Associazione Nazionale Agricoltura Biodinamica e consulente di produzione per aziende Vitivinicole Biologiche e Biodinamiche. Ideatore del progetto ViniEtici (www.vinietici.com) con cui valorizza il rapporto tra produzione e consumo di vini “sostenibili, unici e buoni”.

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